martedì 29 settembre 2015

Lili Refrain + L’Ira del Baccano + TSUBO – “SHUT UP! FEST” – 26.09.2015 – Traffic Club, Roma




Lili Refrain + L’Ira del Baccano + TSUBO – “SHUT UP! FEST” – 26.09.2015 – Traffic Club, Roma


Il nome della serata non poteva essere più azzeccato: le tre band infatti hanno letteralmente imposto il silenzio al pubblico presente, mettendo la loro musica davanti ad ogni “chiacchera”, l’ascolto davanti alle pose.
Partono gli TSUBO, ed il loro grindcore è davvero travolgente. Mezzora tirata-tirata, dritta in faccia, diretta e senza fronzoli. La batteria è una macchina da guerra, è l’armatura su cui si innestano e da cui si slanciano basso, chitarra e voce. I riff sono serrati e diretti, così come il ruggito del cantante. Solo qualche apertura a passaggi più rallentati e ad accenni di assolo (una manciata di secondi, forse?). Per il resto pura attitudine hardcore.
I tempi si dilatano invece – e parecchio – quando sale sul palco L’Ira del Baccano. La sensazione è quella di un incontro più che fortunato, e assolutamente non fortuito, fra la psichedelia, il prog degli anni 70 e certo rock degli anni 90, con sentori grunge e virate doom. Ma lo space rock del combo romano non è il risultato di un mero assemblaggio di influenze e richiami, e il fluire del concerto rende evidente che la musica che arriva dagli ampli sul palco è sospesa nel tempo e viaggia al di fuori di esso. Ottimi i suoni, intrippanti i riff di chitarre e basso, così come gli spazi sonori aperti dal synth. I primi 45 minuti non bastano ai presenti, che impediscono alla band di scendere dal palco, richiedendo a gran voce di continuare questo bel viaggio. “Allora sono altri 15 minuti, eh!” apostrofa Alessandro “Drughito” Santori. Molto bene, risponde il Traffic: che un altro quarto d’ora di psych-prog ci inondi pure!
Infine Lili Refrain. Le aspettative erano alte e sono state assolutamente superate dalla performance di questa incredibile one woman band. È tutt’altro che semplice descrivere il suo concerto, perché solo la dimensione live può far apprezzare a pieno le doti e la bravura della musicista romana. Da sola sul palco, le sue chitarre, i suoi effetti, tutta la strumentazione per looparsi in presa diretta. E poi la sua grande voce, e la sua capacità di utilizzarla e trasformarla, rendendola a volte essa stessa strumento e altre volte esaltandone le doti – come nel meraviglioso brano – solo vocale – che è Nature Boy. Lili Refrain è bravissima come musicista e come cantante. La sua voce – che ricorda l’oniricità del cantato di Lisa Gerrard - strega ed incanta. Le melodie, i crescendo e le dilatazioni distorte e dirompenti della chitarra catturano l’ascoltatore/spettatore. È quasi come presenziare ad un rito, ad una celebrazione. Ma con l’ingenuità e la leggerezza di chi rivela la sua arte sul palco con passione, e – pure – con leggerezza gioca con il suo pubblico rapito in ascolto estatico, scendendo dal palco, soffiando sui presenti le piume strappate del suo boa nero, ringraziando con calore un piccolo fan di 10 anni, davanti al quale suona in ginocchio a fine concerto.
La scena romana è viva e attiva come non mai. Il Traffic è riuscito ad organizzare una grande serata di Musica, mettendo sullo stesso palco tre realtà diversissime, accomunate dalla validità e qualità della loro proposta, e dallo spirito vero, genuino, di chi fa musica per la musica. Il risultato è stato davvero notevole. Ed il pubblico ha apprezzato…e come se ha apprezzato!
[E.R.]
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Lili Refrain + L’Ira del Baccano + TSUBO – “SHUT UP! FEST” – 09.26.2015 – Traffic Club, Roma
No name could have been more appropriate than “SHUT UP! FEST”: indeed, the 3 bands litterally silenced the audience, putting their music in foreground and listening at the center of everything else.
First of all TSUBO and their enthrolling grindcore. Just half an hour of music at full speed, right in the face, direct and without frills. Drums are a war machine, the armor on which bass, guitar and voice engraft themselves and from which they rush off the stage. Riffs are tight and direct, and so it is the roar of the singer. Just some rare slowdowns and hints of solos (a few seconds, maybe?). All the rest is pure hardcore attitude.
Time expands and liquefies when L’Ira del Baccano gets on stage. It is a lucky – not accidental! – encounter among psychedelia, 70s prog and certain 90s rock, with a taste of grunge and doomy at times. Anyway, the space rock of this band is not the result of a mere assembling of influences and references, and the flowing of the concert makes it evident that the music coming out of the amps on stage is suspended in time and travels outside of it. Great sounds, fascinating guitars and bass riffs, captivating sound spaces opened by the synth. The first 45 minutes of show are not enough: L’Ira del Baccano can not go off the stage, people want to continue this fantastic trip. “Ok, guys, but this means another 15 minutes!” says Alessandro “Drughito” Santori. Well, that is exactly what we want, Traffic answers: let another quarter of an hour of psych-prog inundate us.
Then it is the turn of Lili Refrain. Expectations were high and they were absolutely fulfilled and overcome by the performance of this incredible one woman band. Far from easy it is to describe her concert, because only the live dimension can make fully appreciate the qualities and talent of this musician. All alone on stage, her guitars, her effects, all the instrumentations to loop herself in live. Her amazing voice, her ability to use it and trasform it, sometimes making it a musical instrument, sometimes emphasizing its skills as in Nature Boy, the wonderful song for voice only. Lili Refrain is a great musician as much as she is a great singer. Her voice – reminiscent of the dreaminess of Lisa Gerrard voice – bewitches and enchants the listener. Guitar melodies, crescendo and distorted-disruptive dilations capture the audience. It is almost like being part of a ceremony or a celebration. But with the naivety and levity of who reveals her art on stage with enthusiasm, and with the same levity plays with the audience – made of people suspended in ecstatic listening – coming off the stage, blowing black feathers from her scarf onto the faces, heartily thanking a 10 years old fan playing on her knees in front of him at the end of the show.
Music scene in Rome is lively and active. Traffic Club succeeded in organizing a great evening of Music, putting on the same stage three really diverse bands, yet sharing the same high quality of their projects and the genuine, authentic, spirit of those who make music for the music. The result was outstanding. And those present really appreciated it a lot!
[E.R.]


giovedì 24 settembre 2015

Nile + Suffocation - 22.09.2015 - Cycle Club, Calenzano (FI)

 
 

Nile + Suffocation – 22.09.2015 – Cycle Club, Calenzano (FI)


Nel caldo soffocante del Cycle Club si percepisce l’entusiasmo del grande evento: due band che hanno contribuito a scrivere pagine fondamentali della storia del death metal, sullo stesso palco.

 
Per primi i Suffocation, che, seppur privi del loro cantante storico Frank Mullen, si dimostrano una devastante macchina da guerra, anche per merito del sostituto al microfono, il poderoso Ricky Myers (batterista nei Disgorge), caratterizzato da un ottimo growl cavernoso e gutturale. La precisione chirurgica della loro esecuzione rende gli assalti frontali compatti e penetranti, senza perdere una goccia della grezza brutalità della loro musica. Diretti, velocissimi – ma mai ripetitivi o privi di groove – raramente rallentano la loro corsa (quando accade l’effetto è letteralmente schiacciante), e questo, insieme al loro atteggiamento assolutamente hardcore, esalta il pubblico – spesso trascinato da un pogo vorticoso – che li eleggerà, con pieno merito, assoluti mattatori della serata.

I Nile, veri headliner della serata, rischiano quasi di passare in secondo piano dopo la mostruosa prestazione dei Suffocation. Ma la band del South Carolina, vera e propria leggenda della seconda ondata death metal, mette in campo tutta la sua esperienza per radere al suolo il locale. Massicci e imponenti come una piramide egizia, anziché focalizzarsi su suoni compressi come i Suffocation, alzano una tempesta di sabbia con distorsioni sporche, pur senza perdere lucidità melodica. Se da una parte la muraglia sonora eretta dai Nile è imponente, dall’altro la ricercatezza melodica dei riff dal sapore orientale, cosi come la complessità delle canzoni, rende la loro proposta ricercata e affascinante. Più complicati e, per certi versi, meno devastanti dei Suffocation, i Nile sono in grado di ricreare, nel caldo bollente del Cycle, la sepolcrale atmosfera di una tomba egizia, soprattutto grazie alla voce cavernosa di Karl Sanders e ai mastodontici rallentamenti che talvolta spezzano la velocità della loro musica. Eredi del death metal fangoso e spirituale dei Morbid Angel, i Nile sono lo scontro definitivo tra brutalità e atmosfera, tra chaos e melodia.

Grazie alla partecipazione del numeroso pubblico, la serata del 22 settembre 2015 sembra provenire direttamente dagli anni 90, sensazione amplificata dallo spirito collaborativo (Myers sale sul palco dei Nile per cantare un brano) di una scena che ha fatto dell'underground la sua casa.
[R.T.]
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Nile + Suffocation – 09.22.2015 – Cycle Club, Calenzano (FI)
 
In the sweltering heat of Cycle Club there is clear evidence of the enthusiasm typical of great events: two of the most fundamental bands for the history of death metal together on the same stage.

First of all Suffocation. Though without their historical singer Frank Mullen, they prove to be a devastating war machine, thanks also to the touring vocalist, the mighty Ricky Myers (Disgorge drummer), characterized by a great cavernous guttural growl. The surgical accuracy of their show makes their frontal assaults compact and penetrating, without loosing one drop of their raw brutality. Direct, fast – yet never repetitive or without groove – they rarely slow down their run (…and in those rare moments the effect is definitely overpowering!). This, together with their hardcore attitude, excites the audience – often dragged in a whirling mosh – that elects them the absolute matadors of this night.

Nile, the proper headliner of this gig, nearly risk to be overshadowed by the terrific show of Suffocation. Yet the South Carolina band – a real legend of the second death metal wave – exploits all its experience to raze to the ground the venue. Massive and powerful like an Egyptian pyramid, they do not focus on compressed sounds as Suffocation do: they raise a sandstorm thanks to their dirty distorsions, without loosing melodic clarity. If, on a side, the wall of sound erected by Nile is huge, on the other side their music is sophisticated and fascinating, thanks to both the melodic refinement of the oriental flavored riffs and the complexity of songs. More complicated and, in some way, less devastating than Suffocation, Nile are able to recreate the sepulchral atmosphere of an Egyptian tomb in the boling heat of Cycle Club, mostly through Karl Sanders cavernous voice and mastodontic slowdowns breaking up at times their music speed. Heirs of muddy spiritual Morbid Angel death metal, Nile are the final clash between brutality and atmosphere, chaos and melody.

Thanks to the large attendance, the concert of September 22nd 2015 seems to directly come from the 90s – a sensation which results amplified by the collaborative spirit (Myers gets on stage to sing together with Nile during their show) of a scene which makes underground its own home.
[R.T.]
 
 
 

martedì 22 settembre 2015

Saturnus + Autumnal + Helevorn – 19.09.2015 – Colony, Brescia




 
Saturnus + Autumnal + Helevorn – 19.09.2015 – Colony, Brescia


3 band per 3 ore di doom. Una band che conosco bene, e che avevo già sentito in concerto circa due anni fa, e due bands per me assolutamente nuove.
Gli Helevorn aprono la serata. 45 minuti di doom metal classico, con richiami a My Dying Bride e agli stessi Saturnus, in cui growl e cantato pulito – quasi un recitato, a tratti – si alternano su trame di chitarra e basso, arricchite dalla tastiera. La musica degli Helevorn è coinvolgente, ma il loro concerto è penalizzato dal cantato pulito: mentre il growl è potente e convincente, il pulito risulta traballante in più occasioni, uscendo spesso fuori tonalità. Un vero peccato!
Seguono gli Autumnal. È l’ultima sera del loro tour di spalla ai Saturnus, ed il loro concerto è carico di tutta la grinta di chi è arrivato all’ultimo capitolo di questa avventura e vuole concluderlo alla grande. L’energia sul palco è tanta, ed il loro doom risulta addizionato di una vena rock che rende ancor più trascinanti i loro brani. Nota di colore: a metà esibizione, tutti i Saturnus (e anche gli Helevorn!) salgono sul palco portandosi dietro tutte le valigie degli Autumnal…un ironico e caloroso saluto ai compagni di tour attraverso mezza Europa.
Infine i Saturnus. Un’ora e mezzo di doom metal che ti rapisce. Se le loro canzoni suonano emozionanti, potenti e d’impatto su disco, la dimensione live aumenta tutto questo, e diventa il valore aggiunto della band danese. Questa sensazione l’avevo già provata quando li vidi la prima volta dal vivo (gennaio 2014, Cycle – Calenzano, FI) e ne fui colpita. La seconda esperienza live conferma a quasi due anni di distanza quella fantastica sensazione: la musica dei Saturnus trova la propria compiutezza nella dimensione del concerto, nella potenza dei sei musicisti sul palco. Le ritmiche rallentate e possenti di basso e batteria, unite alla precisione e potenza dei riff delle chitarre e all’ampiezza degli accordi della tastiera, creano un muro di suono che si riversa sull’ascoltatore, trascinandolo nella sua dinamica. La voce di Jensen non perde mai un colpo, ed il suo growl profondo è quasi un mantra – cupo e desolato. Gli assoli di chitarra arricchiscono le trame delle canzoni, con la loro malinconia ed il loro incedere quasi death metal. La luce si vede a tratti, e le aperture che più di tutte catturano lo spettatore sono quelle delle intro di tastiera: vere e proprie sonate per piano, che squarciano il tappeto di bassi, per poi immergervisi nuovamente. I Saturnus suonano con passione ed energia, e regalano al pubblico – non numeroso, ma caloroso e attento – un grande concerto e la voglia di sentirli nuovamente dal vivo.

[E.R.]
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Saturnus + Autumnal + Helevorn – 09.19.2015 – Colony, Brescia

3 bands, 3 hours of doom. A band that I know pretty well - I already heard them in concert almost two years ago - and two bands that were an absolute prima for me.
Helevorn open the evening. 45 minutes of classic doom metal, with reminders of My Dying Bride and Saturnus themselves, in which growl and clean vocals – a sort of recitative, at times – alternate on patterns of guitars and bass, enriched by keyboard. Helevorn music is exciting, but their concert results affected by clean vocals: while growl is powerful and captivating, clean vocals is shaky in more than one passage, often coming out of tune. A real shame!
Then is the turn of Autumnal. It’s their last night on tour with Saturnus, and their show is full of all the enthusiasm of those one arrived at the last chapter of a venture and want to end it in grand style. The stage burst with energy and their doom is fortified by a rock vein which makes their songs even more enthrolling. Side note, a funny one: during their concert, Saturnus (and Helevorn too!) got on stage with all Autumnal luggages…an ironic and warm greeting to their tour fellows throghout half Europe.
In the end, Saturnus. An hour and half of doom metal that overwhelm the listener. If their songs are emotional, powerful and impressive on records, live dimension amplifies all these sensations and it really becomes the extra value of the danish band. I already experienced this feeling when I saw them on stage the first time (January 2014, Cycle Club – Calenzano, Firenze) and I was really impressed by their skill. Almost two years later, this second live show confirm that amazing sensation: Saturnus music finds its own accomplishment in concerts, through the energy of the six musicians on stage. Slowed down and massive rhythmic of bass and drums, together with the accuracy and power of guitar riffs and the breadth of keyboard chords, create a wall of sound that flows onto the listener dragging him in its dynamic. Jensen voice never misses a beat, and his deep and profound growl is a kind of mantra – gloomy and desolate. Guitar solos enrich songs textures thanks to their melancholy and their sort of death metal pace. There are some spots of light, and the moments of clarity which capture and enchant the audience are mostly keyboard intros: effective piano sonatas that break through the curtains of basses and then plunge again deeply into them. Saturnus play with passion and energy, giving to spectators – not so many, but surely warm and attentive – a great concert and the wish to see them live again.
[E.R.]


lunedì 21 settembre 2015

Philm – 16.09.2015 – Cycle Club, Calenzano (FI)

 

Philm – 16.09.2015 – Cycle Club, Calenzano (FI)

Chitarra, basso e batteria, in linea retta, proprio al bordo del palco. Fin dalla disposizione si capisce che i Philm, oltre a mettere al centro il loro leader, desiderano il contatto diretto con il pubblico. Sudore, energia e nessun atteggiamento da divi, con puro spirito rock. Chi conosce la carriera di Dave Lombardo sa quanto il batterista che ha contribuito a rendere Reign in Blood uno dei massimi capolavori del metal, non si sia mai adagiato sul successo della sua band madre, ma abbia sempre, con umiltà e coraggio, ricominciato da zero con nuovi progetti, spesso destabilizzanti per il suo vecchio pubblico (Fantomas su tutti). I Philm confermano lo spirito sperimentatore di Lombardo, che non conserva neanche una goccia di sudore pur trovandosi a suonare in un piccolo club, neanche troppo affollato, da tanto è partecipe del progetto musicale di cui fa parte. La musica dei Philm poggia su fondamenta blues ma possiede lo spirito divertito ed esploratore del crossover di fine anni 80 / inizio 90 (le ritmiche trascinanti dei Rage Against the Machine, l’imprevedibilità dei Faith No More, il sapore psichedelico dei Jane’s Addiction). Il protagonista è ovviamente il groove indemoniato di Dave Lombardo (rullate e ripartenze furiose dimostrano quanto il maestro abbia appreso dai suoi discepoli: Brann Dailor -Mastodon- e Allen Blickle -Baroness-, tanto per fare due nomi), ma non sono da meno la chitarra di Gerry Nestler e il basso di Pancho Tomaselli nel rendere dinamica la fusione tra sfuriate hardcore, liquide dilatazioni psichedeliche, riff stoner e martellanti muri sonori. La musica dei Philm si proietta al di là dei confini di genere e il calore bruciante che trasmette è il calore sincero di una band che si diverte a suonare in piena libertà.
[R.T.]
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Philm – 09.16.2015 – Cycle Club, Calenzano (FI)

Guitar, bass and drums, in a straight line, right on the edge of the stage. Lineup and layout clearly say that Philm not only put their leader in the middle of their combo, right on the frontline, but they also want a direct, almost physical, conctact with the audience. Sweat, raw energy and no rockstar pose: pure rock attitude. If you know Dave Lombardo and his career – and the importance of his contribution in making Reign In Blood one of the masterpieces of metal music – you also well know that he never settled down on his first band, yet he has always been looking for new projects, humbly and courageously, often destabilizing his fans (I’m thinking of Fantomas above of all). Philm confirm Lombardo experimental and genuine attitude, and even in a small not crowded venue, he plays with all his enthusiasm, totally envolved in this musical project. Philm music has its roots in blues, yet it has got the easy-going and innovative approach of late 80s/early 90s crossover (rousing rhythmic of Rage Against The Machine, unpredictability of Faith No More, psychedelic taste of Jane’s Addiction). Dave Lombardo frenzied groove (furious stop-and-go show how much the teacher learnt from his pupils: Brann Dailor – Mastodon – and Allen Blickle – Baroness- just to mention two of them) is the protagonist. But equally important are Gerry Nestler guitar and Pancho Tomaselli bass: they are fundamental in making dynamic the fusion of hardcore rushes, psychedelic liquid dilations, stoner riffs and hammering sonic walls. Philm music is beyond the boundaries of musical genres, and its burnig warmth is that of a genuine band enjoying the music that is composing and playing. 
[R.T]

domenica 20 settembre 2015

Earth - Hex; or Printing in the Infernal Method



Apriamo il blog Disco Volante con la recensione di un capolavoro pubblicato per la prima volta esattamente oggi... dieci anni fa!

Earth - Hex; or Printing in the Infernal Method
(Southern Lord, 2005)

Ondeggiante come una lenta cavalcata attraverso i canyon del deserto nordamericano, Hex è l'album della metamorfosi degli Earth. Lasciato il compito di erigere muri sonori ai loro discepoli Sunn O))), la band di Dylan Carlson abbandona le distorsioni e crea un paesaggio sonoro dove gli arpeggi si dilatano fino a diventare vibrazioni stordenti. E' una musica che genera associazioni mentali con gli spazi sconfinati e selvaggi dei vecchi film western - l'effinità con la colonna sonora di Dead Man di Neil Young è evidente! - ma si spinge al di là della normale percezione sensoriale al punto da risultare quasi metafisica. Hex si avventura in territori inesplorati, dove il soffio del vento e l'ululato dei lupi sembra tramandare antiche leggende indiane. Psichedelici e spirituali, gli Earth compongono quello che può essere propriamente considerato l'erede del nuovo millennio di The End (The Doors).
[R.T.]
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Let's open Disco Volante blog with the review of a masterpiece first published exactly today... ten years ago!


Earth - Hex; or Printing in the Infernal Method
(Southern Lord, 2005)

Swaying as a slow ride through canyons of the North American desert, Hex is the album of Earth metamorphosis. Given the task of erecting sonic walls to their followers Sunn O))), Dylan Carlson's band abandons distortions and creates a sonic landscape where arpeggios dilated themselves to become daze vibrations. It’s music that generates mental associations with boundless and wild spaces of old western movies – affinity with Dead Man soundtrack by Neil Young is barely evident! – but it goes so further beyond normal sensorial perception that it results almost metaphysic. Hex ventures unexplored territories, where the blow of the wind and the howl of the wolves seem to hand down ancient Indian legends. Psychedelic and spiritual, Earth compose what could be properly considered the new millennium heir of The End (The Doors).
[R.T.]