martedì 29 dicembre 2015

Faith No More - Sol Invictus


Faith No More - Sol Invictus
(Reclamation! Recordings, Ipecac Recordings, 2015)

Ho aspettato questo album senza cedere alla tentazione di ascoltarlo prima della sua uscita ufficiale. 
Ho aspettato questo album con un misto di ansia e scaramanzia, perché credo sempre moooolto poco alle reunion, e quella di uno dei miei artisti preferiti con la sua band più famosa mi faceva tremare non poco.
Ma il primo ascolto ha subito diradato le nebbie dei dubbi e delle paure.
Ho aspettato dei mesi prima di parlare di questo disco – per non cadere nei facili entusiasmi, per capire quanto mi piaceva con l’assommarsi degli ascolti e col passare del tempo, per non rischiare di scrivere delle righe da fan incallita (e spero, adesso, di riuscirci!).
Due giorni fa, mentre tornavo in auto dal Casentino, mentre il sole tramontava ed inondava colline e montagne di una luce arancione stupenda e ascoltavo nuovamente Sol Invictus ho finalmente capito quello che potevo scrivere sull’ultima uscita di Patton e soci.
Il titolo è ambizioso, richiama direttamente il Dio Sole Invitto – che è qualcosa di pagano, di ancestrale, ma assimilato e trasformato anche dal Cristianesimo (vedi il Natale appena lasciato alle spalle) – e forse in questo modo scandisce a chiare lettere che i Faith No More ci sono ancora con tutta la loro essenza. Imbattuti. Divi. Grandi musicisti. E semplicemente – dopo una lunga pausa – sono tornati insieme per fare quello che di meglio sanno fare: musica che è espressione della loro irriverenza, della loro epicità, della loro vena malinconica, del loro “fancazzismo”, della loro ironia e al tempo stesso della loro “serietà”. 
Non ti diranno mai il perché del titolo, e non ci sarà mai una spiegazione “definitiva” dietro i testi delle loro canzoni. Inutile sondare questi territori. Quello che conta è che le 10 canzoni che compongono Sol Invictus sono un susseguirsi di emozioni e stati d’animo disparati, che compongono un unico quadro che si lascia attraversare e attraversa l’ascoltatore con immediatezza ed estrema facilità. Matador è per me l’apice. Quasi una Innuendo (!) nella sua struttura a suite, nel suo alternarsi di pieni e vuoti, nella maestosità del finale.
And that’s all folks! ;)      
[E.R.]

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Faith No More - Sol Invictus
(Reclamation! Recordings, Ipecac Recordings, 2015)

I had been waiting for this album without surrendering to the temptation to listen to it before its official release.
I had been waiting for this album with a mixture of anxiety and superstition, because I do not trust in reunions and I was almost scared of the idea of a reunion of one of my favourite artist with his most famous band.
But the first listening immediately scattered all the shadows, dispelling every doubt.
I had been waiting several months before deciding to write something about this album: I did not want to take the risk to be prey to easy enthusiasm and I did want to really understand how much I like it as I continued to listen to it through time. I did not want to seem an inveterate fan (and I really hope to succeed in this aim, now!).
Two days ago, as I was driving back home saying goodbye to Casentino, as sun was setting covering all mountains and hills with its orange bright light and I was listening to Sol Invictus, I finally realized what I could have written about the latest work of Patton and co.
The title is ambitious, it directly refers to the Undefeated God Sun – something pagan, something ancestral, yet something which even Christianity assimilated and made it its own (let’s think about Christmas, just few days ago) – and maybe in this way it clearly marks the fact that Faith No More are still here with their essence still intact. Undefeated. Stars. Great musicians. After a long break, they simply got together once again to do what they do best: music which is expression of their irreverence, of their being epic, of their melancholic part, of their light-hearted nature, of their irony and – at the same time – of their seriousness.
They would never tell you why they chose that title, and there would never be a “definite” explanation of the meaning of their lyrics. Useless to probe these territories. What really matters is that the 10 songs of Sol Invictus are a collection of the more diverse feelings and emotions, with the final result of a picture that can be penetrated and penetrates the listener with immediacy and extreme ease. In my personal opinion Matador is the apex of this opus. Almost an Innuendo (!) in its suite-like structure, in its alternation of full and empty, in the majesty of its final.
And that’s all folks! ;)
[E.R.]


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