mercoledì 31 maggio 2017

Sahg - Memento Mori


Sahg - Memento Mori
[Indie Recordings, 2016]

Studio meticoloso, preparazione tecnica post universitaria, precisione maniacale e rifinitura di ogni minimo dettaglio tendono ad oscurare la componente spontanea della maggior parte dei musicisti metal nordeuropei dediti a ripercorrere le strade battute da Lemmy e soci. I Sahg non fanno eccezione. I suoni di Memento Mori (loro quinto album) sono talmente puliti e brillanti da risultare quasi estranei ad una musica che nasce dall’heavy metal nebbioso e rallentato dei Black Sabbath. Per non parlare delle melodie: sempre a fuoco pur essendo figlie degli incubi acidi (e sicuramente poco razionali!) degli Alice in Chains. Eppure la band di Olav Iversen (in formazione rivoluzionata, vista la recente sostituzione di batterista e chitarrista solista) non suona mai eccessivamente patinata o fredda, bensì sempre coinvolgente ed emozionante. Questo perché Iversen ha la mente lucida e un obiettivo preciso: musica immediata e diretta, dalla sensibilità melodica mai banale (con un leggero retrogusto allucinogeno) e dalla grande capacità di sintesi. Dalla "Astronomy-Domine-bagnata-nel-metallo-fuso" che è Black Unicorn, fino all'alternanza di macigni di riff e intrecci progressivi che è Sanctimony, passando per gli anthem psichedelici di Take It to the Grave e (Praise the) Electric Sun, gli otto brani di Memento Mori sprigionano tutte le caratteristiche di un disco affascinante. Che sia stato progettato e poi costruito in laboratorio e non sia figlio di irrazionale spontaneità, questo è superfluo. In un periodo in cui la musica pesante è ormai scomparsa dagli ascolti del pubblico di massa, i Sahg danno prova di avere le capacità compositive per riprendersi quel posto.
[R.T.]

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Sahg - Memento Mori
[Indie Recordings, 2016]

Meticulous study, post-university technical preparation, maniacal precision, and ultra-finishing of every minute detail tend to obscure the spontaneous component of most Northern European musicians devoted to retracing the paths beaten by Lemmy & co. Sahg are no exception. The sounds of Memento Mori (their fifth album) are so clean and bright as to be almost strangers to a music that comes from the foggy slowed heavy metal of Black Sabbath. Not to mention melodies: always in focus even though daughters of Alice In Chains acid (and certainly not very rational!) nightmares. Yet Olav Iversen's band (with its revolutioned lineup, considering the recent replacement of drummer and solo guitarist) never sounds overly glossy or cold, but always engaging and exciting. This is because Iversen has got a clear mind and a precise goal: immediate direct music, never banal melodic sensitivity (with a slightly hallucinogenic aftertaste) and great synthesis capability. From the "Astronomy-Domine-soaked-in-molten-metal" that is Black Unicorn, to the alternation of progressive plots and boulders of riffs that is Sanctimony, passing through the psychedelic anthems of Take It to the Grave and (Praise the) Electric Sun, the eight songs of Memento Mori give out all the features of a fascinating album. Whether it has been designed and then built into a lab and it is not the outcome of irrational spontaneity, this is superfluous. In a time when heavy music has disappeared from mass audience listenings, Sahg prove to have the compositional abilities to recover that place.
[R.T.]

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