lunedì 12 febbraio 2018

Dinosaur Jr – Green Mind


Dinosaur Jr – Green Mind
(Sire, Warner Bros, 1991)

L'indolenza al potere. La voce svogliata di J Mascis e la sua chitarra sciolta e rilassata escono dal circuito delle college radio proprio quando il fenomeno grunge (del quale J era stato fondamentale ispiratore) fa crollare la barriera di separazione tra musica underground e mainstream. Ma non è grazie a gloria riflessa che la band firma per una major e raccoglie le attenzioni del grande pubblico. Il merito sta nella capacità di Mascis di rappresentare con sincerità una generazione annoiata, cresciuta in una società agiata, capace di anestetizzare qualsiasi giovanile istinto di ribellione, come quella americana degli anni '80. Una generazione che si oppone passivamente agli ideali edonisti del periodo, attraverso autocompiaciuto distacco dalla collettività, chiusura in sé stessi, rassegnazione. Composto interamente da Mascis, nonostante sia il primo disco senza il basso di Lou Barlow, Green Mind mostra un desiderio comunicativo non più diretto esclusivamente verso l'interiorità. Mascis sembra accorgersi che esiste un mondo intorno a lui, e non sembra così disinteressato a manifestare la sua autocompiaciuta apatia. Sarà per una maggiore pulizia degli angoli sporchi di rumore dei primi dischi, o per una più esplicita sensibilità melodica, fatto sta che se Green Mind da una parte perde il fascino dell'imperfezione e dell'ingenuità degli album precedenti, dall'altra si eleva come uno dei dischi più rappresentativi del rock americano degli anni '90.
[R.T.]
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Dinosaur Jr – Green Mind
(Sire, Warner Bros, 1991)

Indolence got the power. J Mascis lazy voice and his loose relaxed guitar come out of the college radio circuit exactly when the grunge phenomenon (of which J had been one of the fundamental inspirations behind), breaks down the barrier of separation between underground and mainstream music. Yet it is not thanks to the reflected glory that the band signs for a major and gathers the attention of a big audience. The credit for this success lays on Mascis capability to represent with sincerity a bored generation, grown up in a wealthy society able to anesthetize any juvenile instinct of rebellion like the American one in the 80s. A generation that passively oppose the hedonist ideals of that era through self-satisfied detachment from the collectivity, self-enclosure, resignation. Entirely composed by Mascis, despite being the first album without Lou Barlow at the bass, Green Mind shows a communicative desire no longer exclusively directed towards the interior. Mascis seems to realize that there is a world around him, and he does not seem so disinterested in manifesting his self-satisfied apathy. It may be for a greater cleaning of those corners dirty with noise of the first records, or it may be for a more explicit melodic sensitivity, the fact is that if Green Mind on one hand loses the charm of the imperfection and ingenuity of the previous albums, on the other it rises up as one of the most representative records of 90s American rock.
[R.T.]

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