mercoledì 22 novembre 2017

Paradise Lost – The Plague Within


Paradise Lost – The Plague Within
(Century Media, 2015)

La fonte dell’eterna giovinezza. I Paradise Lost ne hanno bevuto l'acqua, ritrovando il loro paradiso perduto. Tornati gradualmente già da alcuni anni sul sentiero del death/doom degli esordi, i padri del gothic metal ritornano di colpo ad essere degli adolescenti dalla forza incontenibile con un disco massiccio e muscoloso come The Plague Within. E' però innegabile che le tante esperienze accumulate in più di un quarto di secolo di carriera non sono certo andate perdute. La sensibilità per le melodie romantiche non svanisce dietro ai riff mastodontici, così come la voce pulita di Nick Holmes non è sopraffatta dal suo growl rabbioso - che qui torna protagonista come non accadeva da anni. Mai, però, i Paradise Lost avevano suonato così diretti e impetuosi. La mente matura, in un corpo giovane e forte, genera un disco con lo sguardo rivolto in avanti, mai nostalgicamente ancorato al passato. Dal primo (esaltante!) riff di No Hope In Sight all'epico e tragico crescendo di Return to the Sun, passando per l'oppressivo e funereo incedere di Beneath Broken Earth o per quello devastante di Flesh from Bones, ogni canzone scorre come un fiume - emotivo - in piena, travolgendo qualsiasi cosa incontri lungo il suo percorso. I momenti di riflessione si annidano negli intrecci romantici disegnati dai fraseggi delle due chitarre, ma anche gli istanti più meditativi possiedono una forza e una determinazione che mai ci si aspetterebbe da musicisti da così tanti anni sulla scena. Una rinascita, sotto una veste che è indubbiamente tra le più affascinanti mai indossate dalla band.
[R.T.]
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ParadiseLost – The Plague Within
(Century Media, 2015)

The fountain of eternal youth. Paradise Lost drunk its water, recovering their lost paradise. Gradually back to the path of their death/doom beginnings, gothic metal fathers suddenly come back to their adolescence with unmanageable strength thanks to a massive muscular album like The Plague Within. But it is undeniable that the many experiences collected in more than a quarter of a century of career are certainly not lost. Sensitivity for romantic melodies does not fade behind mastodontic riffs, just as Nick Holmes clean voice is not overwhelmed by his angry growl - which here comes back protagonist as it has not been for years. Though Paradise Lost had never been so direct and impetuous. In a young and strong body, the mature mind creates an album which looks forward and is never nostalgically anchored to the past. From the first (exciting!) riff of No Hope In Sight to the epic and tragic crescendo of Return to the Sun, through the oppressive and funereal pace of Beneath Broken Earth or the devastating one of Flesh from Bones, each song runs like an overflowing - emotional - river, swamping everything it finds along its path. Moments of reflection nest in the romantic interweavings drawn by the phrasings of the two guitars, but even the most meditative moments have got a strength and determination that would never be expected by musicians for so many years on the scene. A rebirth, under a dress that is undoubtedly one of the most fascinating ever worn by the band.
[R.T.]

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